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Sito della dott.ssa Michele Rosati - Psicologa Psicoterapeuta.
Sito che consiglio di visitare.
Fedeltà è tradimento rappresentano due facce della stessa medaglia che chiamiamo come “patto d’amore”.
La fedeltà rappresenta il punto cardinale di tale patto. Essa può essere intesa come fedeltà passiva, ovvero una rigidità morale, una fedeltà al corpo dell’altro; ed una fedeltà attiva, corrispondente alla fedeltà alla persona, ovvero la decisione di con tradire l’altro per una scelta di valore e non per “paura di una ipotetica punizione”.
Il tradimento invece rappresenta la rottura del patto d’amore. E’ un azione che muta necessariamente l’andamento ed i rapporti precedentemente esistenti tra le persone, delude la fiducia e le aspettative infrangendo quindi il legame.
Potremmo dire che il tradimento infrange la quotidianità in quanto porta poi la coppia a separare ciò che è avvenuto prima e ciò che è avvenuto dopo tale evento.
Psicologicamente nel tradimento siamo di fronte all’infrangersi della fiducia primaria, che porta a distinguere nettamente l’Altro da sé.
Nello specifico, esistono tre fasi nel tradimento:
- quella in cui viene fantasticato
- quella in cui viene agito
- quella in cui viene scoperto.
In seguito alla sua scoperta, in genere, i sentimenti, si presentano nel seguente ordine:
- la rabbia che, a volte, può determinare la rottura definitiva della relazione;
- il desiderio di vendetta, che, tuttavia, non permette di elaborare quanto accaduto;
- la perdita dell’autostima, accompagnata al sentirsi svalutati, sminuiti, al senso di perdita della fiducia nei confronti dell’altro e della parte di sé stessi che gli era stata affidata.
Contro il tradimento solitamente il tradito mette in atto delle difese. Tra queste: la negazione, il tradito definisce il partner fedifrago come una persona negativa, cattiva e inaffidabile cancellando ogni possibile visione positiva di lui; il cinismo, ovvero il tradito mostra diffidenza e disprezzo verso tutti e tutto abolendo cos’ ogni sentimento positivo; il potere paranoico, ovvero il tradito cerca di proteggersi da futuri pericoli controllando il traditore con la diffidenza e con il ricatto, chiedendo prove di devozione e di lealtà, andando incontro ad una distruzione della relazione di amore che diventerà invece solo ed esclusivamente una relazione di potere dove chi è stato tradito non smette di aggredire e chi ha tradito non smette di rassicurare.
Tutto ciò caratterizza l’esperienza del tradimento con aspetti destabilizzanti, di vulnerabilità, dipendenza ed auto svalutazione per chi lo subisce.
Dott.ssa Claudia Distefano
Il benessere mentale, emotivo e fisico è strettamente correlato alla nostra autostima!
Ma che cosa è l’autostima?
E come possiamo fare per “stare bene con noi stessi?”
Per rispondere alla prima domanda “Cosa è l’autostima” è necessario fare un piccolo passo indietro e comprendere in che scenario essa si colloca. Tale scenario è quello del “concetto di sé”, ovvero in parole semplici il “mondo” o l’Immagine interna” che ciascuno ha di se stesso. Tale immagine si sviluppa sin a partire dalla primissima infanzia anche in relazione al modo in cui gli altri si rapportano a noi; in maniera maggiormente specifica in relazione alle reazioni degli altri ai nostri comportamenti.
L’autostima viene a determinarsi in base a varie informazioni oggettive e soggettive ricondubili a tre tipologie di sé:
L’autostima quindi rappresenta una valutazione, una “stima di sé”, circa le informazioni contenuto nel concetto di sé. Essa è la reazione emotiva che sperimentiamo quando osserviamo e valutiamo aspetti di noi stessi, collegati alle nostre credenze personali inerenti le abilità e capacità, i nostri rapporti sociali,…
Tale opinione che abbiamo di noi stessi, che sviluppiamo sin dall’infanzia, tuttavia non si può descrivere in maniera unidimensionale. L’autostima, al contrario, è un concetto multidimensionale e non unitario. Essa racchiude in sé una molteplicità di aspetti, per esempio:
Ø quello sociale, inerente il come mi sento quando sono con gli altri, mi sento apprezzato o meno?
Ø Quello scolastico – lavorativo, relativo al quanto mi sento competente ed adeguato nello svolgere determinati compiti
Ø Quello familiare, inerente il come mi percepisco, i miei vissuti all’interno del ccontesto familiare.
Ø Quello corporeo, ovvero il giudizio su come mi percepisco fisicamente
È utile sottolineare che il livello di autostima, sia esso positivo o negativo, influisce la nostra autoefficacia, ovvero la “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che incontreremo in modo da raggiungere i risultati prefissati” (Bandura, 1986) e quindi la fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico.
Una buona e sana autostima rappresenta un utile fattore di adattamento socio-emozionale, essa è alla base di un “buon funzionamento mentale” e conseguente di un successo nella vita del soggetto.
Spesso si incorre in problemi riguardanti l’autostima dovuti ad una discrepanza tra i vari sé, una differenza tra il sé percepito ed il sé ideale; quando infatti tale divario è molto alto ci si trova di fronte ad una autostima molto bassa. Tuttavia molto spesso si incorre in un calo della propria autostima a causa di turbamenti emotivi riconducibili ad ansia, rabbia, senso di colpa, sofferenza e solitudine.
Altrettando spesso il calo della nostra autostima è dovuto all aver esperito dei fallimenti in ambito sociale, lavorativo e/o scolastico, familiare,…
Nei precitati esempi si può far ricorso ad alcune strategie per migliorare e tutelare la propria autostima:
Ognuno a modo proprio, passando dalla demonizzazione di questo sentimento che fa "perder la ragione" fino a giungere invece alla sua sublimazione come "essenza della vita".
Sicuramente definire l'Amore non un compito semplice.
Quando parliamo di amore, da un punto di vista psicologico, lo possiamo intendere al pari di "Un sistema integrato o un processo biopsicosociale, vale a dire un'entità dinamica, in movimento e che evolve, che coinvolge l'uomo nella sua globalità biologica, psicologica e sociale e serve a promuovere la vicinanza tra due individui allo scopo di favorire la riproduzione della specie, ma anche il senso di sicurezza, la gioia ed il benessere, attraverso l'attenuazioni delle sensazioni spiacevoli provocate dall'ansia e dallo stress".
Lungi dal voler essere esaustivi e dal voler etichettare un sentimento caratterizzato dalla complessità ma anche e soprattutto dalla soggettività di chi lo vive, la definizione su riportata ci consente di riflettere su alcune questioni.
In primo luogo l'amore è identificabile al pari di un processo biopsicosociale; quindi in esso possiamo trovare un triplice livello: biologico, psicologico e sociale.
In secondo luogo, la finalità riportata nella precedente definizione, evidenzia come esso sia strettamente collegato a vissuti di sicurezza, gioia e benessere.
Dopottutto tra le possibili motivazioni che ci spingono a trovare un/una partner stabile, il nostro oggetto d'amore, sicuramente quella più importante, riconducibile all'Amore, è riscontrabile all'atavico bisogno di sicurezza che accompagna l'essere umano fino alla morte e che trova le sue radici nella vita fetale e nei primi anni di vita proprio nel rapporto con la madre e le figure significative dell'infanzia. Pertantanto, a colui/colei che scegliamo come nostro oggetto d'amore "affidiamo" il compito di riprodurre l'iniziale condizione di benessere sperimentata con le figure significative dell'infanzia.